2090128167685128 Cos'è una famiglia, in «Una storia vera» di David Lynch
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  • Immagine del redattoreNina Ferrari

Cos'è una famiglia, in «Una storia vera» di David Lynch


Una storia Vera - David Lynch - Alvin Straight - cos'è una famiglia - Il Tuo Biografo

Quando pensiamo a un road movie, è facile che ci vengano in mente storie di giovani alla ricerca di se stessi, racconti di crescita e sperimentazione, di grandi spazi attraversati con la spensieratezza della velocità che ti entrano dentro, donandoti senso di libertà. Del resto, il genere on the road l'ha inventato questo signore qui, e lui di sperimentazione se ne intendeva. Ma, se dovessimo immaginare una storia on the road che ha per protagonista un anziano signore con la maggior parte della vita già alle spalle, improvvisamente ci troveremmo sì, sulla strada, ma probabilmente un po' più lenti, un po' più acciaccati e un po' più saggi. La sperimentazione forse potrebbe avere il sapore del ricongiungimento a sentimenti antichi; e la libertà quella di sfuggire più alle convenzioni del cuore che a quelle della società. Sarebbe un film delicato ma profondo, e in esso troveremmo il senso consolidato delle cose importanti della vita, come l'amore fraterno e la famiglia.


Il fatto è che un road movie di quest'ultimo tipo esiste, ed è Una storia vera, di David Lynch, che lo presentò al Festival di Cannes nel 1999, un anno particolarmente glorioso per il cinema mondiale, come vi ho già raccontato in questo articolo. Una storia vera racconta un episodio realmente accaduto ad Alvin Straight nel 1994 - e del resto il titolo originale del film era The Straight story, inteso sia come La storia di Straight, che come Una storia retta, sia nella sua accezione etica che rimandando alle strade verticali dei grandi spazi del Nord America, che senza dubbio sono co-protagonisti di questa pellicola. Nel 1994 Alvin Straight era un anziano contadino dell'Iowa in cattive condizioni di salute, a cui ad un certo punto fu comunicato che il fratello, con cui era da anni in pessimi rapporti, aveva ormai poco da vivere. Nonostante Straight non avesse più la patente, sentita la notizia decise di raggiungere il fratello, che viveva a 400 chilometri da lui, in Wisconsin, a bordo di un tosaerba. Con lentezza, accampandosi di notte lungo il tragitto, dopo diversi giorni di viaggio riuscì a raggiungere il fratello per portargli il suo ultimo saluto.


La vicenda ispirò il film di Lynch, che racconta il viaggio del vecchio Straight - interpretato dal bravissimo Richard Farnsworth, alla sua ultima interpretazione cinematografica - attraverso un'America semplice e rurale, in cui la frenesia non trova spazio se non nei molti sorpassi che il vecchietto subisce a bordo del suo tosaerba. Ma sono sorpassi che si dimenticano in fretta, perché ciò che conta in questo film non è lo sviluppo di una trama articolata, quanto l'evoluzione della coscienza del suo protagonista. Come in ogni road movie, anche in questo il nostro eroe fa diversi incontri casuali, che generano conversazioni tanto effimere quanto autentiche, che gli permettono di riappacificarsi con se stesso, il proprio senso e il proprio passato, prima ancora che col fratello lontano. E forse uno dei momenti più significativi del film è proprio l'incontro con una ragazzina scappata di casa, con cui davanti al fuoco il vecchio Alvin si ferma a parlare di cosa sia per lui una famiglia.


Qui sotto trovate il breve spezzone del film - poco più di due minuti - in cui Alvin racconta tutto questo in una metafora. Se volete un po' più di contesto, un po' più sotto vi lascerò uno spezzone più lungo:


Cos'è dunque una famiglia per quest'uomo semplice che, sprovvisto di malizia, spiega a una ragazzina spaventata e incontrata per caso il nucleo fondamentale di ogni società?


Una famiglia, secondo Alvin, è un gruppo di persone che, magari non sempre capendosi, si sorregge l'un l'altro e assieme acquista forza, anche quando fuori qualcosa o qualcuno tenta di spezzarlo. È un luogo di ristoro e protezione, dove qualsiasi diversità finisce comunque per trovare albergo, magari con tempo e pazienza, dando a ognuno una forza che supera la somma delle persone che lo abitano.


La bellezza della definizione di Alvin, e che la rende così universale, è che la famiglia di cui lui parla è un luogo di amore, ma non necessariamente legato dal sangue, dove il senso di appartenenza e sostegno supera la comprensione e l'intelletto. È un nucleo che può essere creato da tutti e a cui ci si può affidare con abbandono, non perché privo di giudizio, ma perché in esso l'amore supera ogni tipo di giudizio.


Qui, se volete riassaporare le atmosfere di questo film meraviglioso, vi lascio lo spezzone più lungo in cui è inserita la scena sopra. Spero che vi piaccia e che vi ispiri lo stesso sorriso che lascia a me ogni volta in cui lo vedo.



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