2090128167685128 La biografia di Italo Calvino e la sperimentazione letteraria
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  • Immagine del redattoreNina Ferrari

La biografia di Italo Calvino e la sperimentazione letteraria


«Ogni volta che rivedo la mia vita fissata e oggettivata sono preso dall'angoscia, soprattutto quando si tratta di notizie che ho fornito io [...] ridicendo le stesse cose con altre parole, spero sempre di aggirare il mio rapporto nevrotico con l'autobiografia»

Lettera di Italo Calvino a Calaudio Milanini, 27 luglio 1985

Italo Calvino (1923-1985) è stato uno dei maggiori scrittori e intellettuali italiani del Novecento. Nacque a Cuba da Eva Mameli, docente di botanica dell'Università di Pavia, e da Mario Calvino, agronomo originario di Sanremo, che all'inizio degli anni Venti accettò di dirigere una stazione agronomica sperimentale in Centro America. Nel 1925 la famiglia decise di tornare a casa. Di questo periodo Calvino stesso avrebbe scritto: «Della mia nascita d'oltremare conservo solo un complicato dato anagrafico (che nelle brevi note bio-bibliografiche sostituisco con quello più "vero": nato a Sanremo), un certo bagaglio di memorie familiari, e il nome di battesimo che mia madre, prevedendo di farmi crescere in terra straniera, volle darmi perché non scordassi la patria degli avi, e che invece in patria suonava bellicosamente nazionalista». Nel 1927 venne alla luce il fratello di minore di Italo, Floriano, che, seguendo le orme naturalistiche della famiglia di origine, in seguito sarebbe diventato geologo.

La famiglia Calvino era piuttosto insolita per il tempo: cosmopolita, repubblicana, composta da scienziati laici e da liberi pensatori, era fermamente anti-fascista (il padre si definiva anarchico, mentre la madre socialista e pacifista): nonostante questo, per poter mantenere il proprio ruolo all'Università di Torino, il padre Mario si sentì costretto a prendere la tessera del Partito Nazionale Fascista. Il piccolo Italo, però, non risentì particolarmente del clima politico di allora, anche perché viveva nell'ambiente protetto di una famiglia agiata e serena, in cui l'idea di conflitto e giustapposizione tra diverse ideologie contrastanti non trovava spazio nella sua quotidianità. Dovette naturalmente diventare un balilla, ma si trattò di un'esperienza che non lo turbò particolarmente.

Piuttosto formativo, invece, fu non frequentare l'ora di religione al ginnasio: la sua famiglia, agnostica ma di retaggio protestante, aveva infatti chiesto alla sua scuola di esonerarlo dalle lezioni di educazione religiosa. Questo bollò il giovane Italo come un anticonformista, un escluso: di questa fase Calvino stesso in seguito avrebbe scritto che «ci si abitua ad avere ostinazioni nelle proprie abitudini, a trovarsi isolati per motivi giusti, a sopportare il disagio che ne deriva, a trovare la linea giusta per mantenere posizioni che non sono condivise dai più. Ma soprattutto sono cresciuto tollerante verso le opinioni altrui, particolarmente nel campo religioso [...]. Nello stesso tempo sono rimasto completamente privo di quel gusto dell'anticlericalismo così frequente in chi è cresciuto in mezzo ai preti».

Nell'estate del 1938 il giovane Italo Calvino, quindicenne, si sentiva pronto ad assaporare la libertà, la fine dell'infanzia, la spensieratezza dell'adolescenza: fu un momento breve, interrotto bruscamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Questo fu anche il periodo in cui cominciò a interessarsi seriamente alla scrittura, alla lettura e al disegno - del resto lo schizzo di vignette umoristiche lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, tanto che i suoi primi disegni vennero pubblicati nel 1940 sul Bertoldo di Giovanni Guareschi, il creatore di don Camillo. Dopo aver conseguito la maturità classica, nel 1941 Calvino si iscrisse alla facoltà di Agraria a Torino: diede i primi esami senza troppa convinzione e rimase estraneo ai Gruppi Universitari Fascisti che in quel periodo erano in fermento; al contrario si avvicinò sempre più al teatro, al cinema e alla letteratura, in cui cominciò a cimentarsi sempre più seriamente.

In seguito all'8 settembre del 1943, e alla fondazione della Repubblica di Salò, Calvino visse nascosto per evitare la leva obbligatoria del regime. Tornato a Sanremo, assieme al fratello Floriano si arruolò invece nel movimento partigiano, al fianco del quale conobbe la lotta, la galera e la fuga, ma anche la paura della morte. L'esperienza partigiana, raccontata in stile neorelista, sarebbe diventata in seguito l'argomento del suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi ragno, che scrisse al suo ritorno a Torino, dove si era iscritto all'università di Lettere, e che fu pubblicato nel 1947 da Einaudi. La storica casa editrice torinese avrebbe assunto un ruolo importantissimo nella sua vita: proprio a partire dal 1947, infatti, iniziò una lunga collaborazione con Einaudi, in cui Calvino cominciò a lavorare prima come ufficio stampa fino a divenirne consulente editoriale esterno negli anni Sessanta. Allo stesso tempo, fu proprio grazie alla collaborazione con questo editore che fece conoscenza di Cesare Pavese, che divenne in breve un caro amico. Quando Pavese si suicidò nel 1950, per Calvino fu un grave colpo: come molti altri, non ne aveva compreso il dramma interiore e da questo rimase molto segnato.

Più di ogni altro autore del suo tempo, Calvino sperimentò la scrittura adattandola alle mode letterarie del suo tempo, o addirittura anticipandole, e non sbagliando mai un colpo: se negli anni Quaranta e Cinquanta si era cimentato nello stile neorealista, tra gli anni Cinquanta e Sessanta cominciò a misurarsi con un immaginario più fantastico, che, rimanendo fedele al gusto popolare, traeva ispirazione dal mondo della fiaba, dell'epica e della fantascienza. È a questo periodo che risale la pubblicazione di alcune delle opere per cui è diventato più famoso, da Il visconte dimezzato (1952), primo capitolo della trilogia de I nostri antenati (1959), a Le Cosmicomiche, un insieme di racconti che divennero una raccolta nel 1965 grazie a Einaudi. La dimensione umoristica - e dunque "bassa", popolare - di queste opere non intaccò mai lo stile puro, lineare e pulito tipico di Calvino.

Pur nella differenza dello stile e dei temi, come altri suoi contemporanei Calvino non fu solo scrittore, ma un intellettuale a tempo pieno: pubblicò riflessioni sul suo tempo, sulla velocità della tecnologia, sulla politica e sul lavoro, sul cinema e sulla televisione. Insegnò all'università e lavorò come critico letterario; e, nel frattempo, fu anche critico di se stesso, tanto da lasciare diversi scritti sulla sua stessa poetica. Ne è un esempio straordinario la raccolta d'interviste Sono nato in America... Interviste 1951-1985, che può essere definito il più approfondito testo autobiografico di Calvino e a cui il blog de Il Tuo Biografo ha dedicato un approfondimento in questo articolo. «Scrittore dello sguardo», fu un attento osservatore della sua epoca, ma anche un protagonista della scena culturale prima italiana e poi anche internazionale. Nel 1962, nell'ambito di un ciclo di incontri letterari organizzati nell'isola di Maiorca, conobbe la sua futura moglie, la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita.

Da sempre vicino al partito comunista, verso cui non mancò mai di mostrare le sue critiche, nel 1964 conobbe il comandante Ernesto Che Guevara, di cui divenne amico personale. Quando questi morì nel 1967, Calvino gli dedicò un memoriale che fu pubblicato sulla rivista culturale Casa de Las Americas dell'Avana. Nello stesso anno Calvino si trasferì a Parigi, assieme alla moglie e alla figlia di due anni, e vi rimase fino al 1980: collaborò con diversi intellettuali francesi (ad esempio traducendo in italiano I fiori blu di Queneau) e cominciò ad approfondire il pensiero strutturalista e le tecniche del gioco combinatorio, che avrebbe segnato la sua successiva fase letteraria. Risalgono a questo periodo opere come Gli amori difficili (1971), Le città invisibili (1972), Il castello dei destini incrociati (1973) e Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979).

Tornato a vivere a Roma, nel 1983 Calvino pubblicò il suo ultimo romanzo, Palomar, sempre con Einaudi. Invitato a tenere una serie di conferenze negli USA, all'università di Harvard, nell'autunno del 1985, passò tutta l'estate a svilupparne i testi. Il 6 settembre fu colto da un ictus nella sua villa nella pineta toscana di Castiglione della Pescaia, dove soleva da qualche anno passare le sue vacanze. Morì nell'ospedale di Siena il 19 settembre, per un'emorragia cerebrale. Fu sepolto nel cimitero panoramico di Castiglione della Pescaia. Le sue Lezioni americane furono pubblicate postume nel 1988.

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