2090128167685128 La biografia di Camilo José Cela, il Premio Nobel che raccontava la vulnerabilità
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La biografia di Camilo José Cela, il Premio Nobel che raccontava la vulnerabilità



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Camilo José Cela (1916-2002) è stato uno scrittore spagnolo, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1989. Esponente della Generazione del '36, fu autore di una produzione letteraria pregevole, composta da romanzi, racconti, saggi e poesie. Eppure, nonostante i prestigiosissimi riconoscimenti conferiti per il suo lavoro, in Italia è poco conosciuto, e certo non apprezzato quanto meriterebbe. Vale quindi la pena di approfondire la figura di uno scrittore duttile e difficilmente inquadrabile in un'etichetta, che ha saputo rinnovare la sua opera cambiando continuamente approccio e stile.

Partito da una linea esistenzialista, infatti, Cela inaugurò ne L'alveare, il suo romanzo più importante, il realismo sociale degli anni Cinquanta, per approdare infine, nei suoi ultimi lavori, al genere del romanzo sperimentale. Autore sostanzialmente pessimista, ha popolato i suoi libri di furfanti, truffatori e opportunisti, uomini e donne che sanno cosa significa rimestare nel torbido e avere la coscienza sporca. Eppure, nelle opere di Cela si percepisce la fiducia dell'autore nella possibile redenzione dell'umanità, raggiungibile grazie alle poche persone ancora capaci di sentimenti puri e di generosità, come la casalinga Filo, personaggio de L'alveare, che si fa in quattro per mandare avanti la famiglia e che, all'insaputa del marito, aiuta il fratello indigente. La biografia del poliedrico scrittore dimostra che Cela, come i suoi personaggi più riusciti, seppe reagire al pessimismo attraverso la tenacia e la determinazione.

Camilo José Cela nacque l'11 maggio 1916 a Padrón, in Spagna, da Camilo Crisanto Cela y Fernández, spagnolo, e Camila Emanuela Trulock y Bertorini, spagnola di origini italiane ed inglesi: il nonno materno del futuro scrittore era l'inglese John Trulock, già direttore della prima linea ferroviaria gallega. Camilo José, come lui stesso ha affermato, visse un'infanzia «così felice che era difficile crescere». Nel 1925 si trasferì a Madrid con la famiglia per il lavoro del padre. Prima di aver concluso gli studi superiori Camilo José si ammalò di tubercolosi e, dal 1931 al 1932, fu ricoverato presso il sanatorio di Guadarrama, dove trascorse la convalescenza in interminabili sessioni di lettura.

Una volta guarito, si iscrisse alla Facoltà di Medicina della Università Complutense di Madrid, ma abbandonò tali studi quasi subito per assistere, in qualità di uditore, alle lezioni della Facoltà di Lettere e Filosofia. Frequentando i corsi di Letteratura contemporanea ebbe modo di mostrare i suoi primi poemi al docente, il poeta Pedro Salinas, che apprezzò talmente tanto i suoi scritti da indurlo a prendere la decisione definitiva di seguire la sua vocazione letteraria.

Camilo José non venne meno alla scelta di scrivere neanche nelle situazioni più difficili. Infatti, completò la sua prima opera, il libro di poesie Pisando la dudosaluz del día, combattendo sul fronte della Guerra Civile Spagnola. Lo scrittore, che in tale conflitto militò a fianco dei nazionalisti, nel corso della guerra fu ferito al volto, e perciò fu di nuovo ricoverato in ospedale. Al termine delle ostilità Cela cominciò a studiare Diritto; nel frattempo, l'attività letteraria continuava a gonfie vele, e nel 1940 apparvero le sue prime pubblicazioni.

Nel 1942 uscì il suo primo romanzo, La famiglia di Pascual Duarte: l'opera, di singolare importanza letteraria, racconta l'epopea al rovescio di Pascual Duarte, un giovane contadino che tenta di ribellarsi alle sue pulsioni omicide e che, anche se non riesce a dominarle, avverte un tormento interiore che gli provoca un sincero pentimento e pertanto accetta serenamente la condanna alla pena di morte. Il libro ottenne un buon successo, ma a causa dell'asprezza del tema fu criticato dalla Chiesa, e dunque ne fu proibita la seconda ristampa. Nel 1943 fu pubblicato il romanzo Padiglione di riposo, oggi fuori catalogo (ma cliccando qui trovate la versione in lingua originale), storia di sette malati di tubercolosi ospiti di un sanatorio: l'autore aveva concepito tale opera ai tempi in cui era ricoverato presso il sanatorio di Guadarrama.

Gli anni dal 1944 al 1948 furono molto importanti per lo scrittore spagnolo, sia per quanto riguarda la vita privata che sotto il profilo professionale: nel 1944 si sposò con María del Rosario Conde Picavea che, due anni dopo, gli diede un figlio, Camilo José; inoltre, in tale periodo allestì due mostre di quadri che lui stesso aveva dipinto; infine, mentre uscivano i diari di viaggio Viaje a La Alcarria e Elcancionero de La Alcarria, iniziò a scrivere il suo romanzo più noto, L'alveare. Quest'ultima opera riuscì a essere pubblicata solo nel 1951, e non in Spagna, ma a Buenos Aires, in Argentina, in quanto la censura spagnola ne aveva proibito la pubblicazione in patria a causa di alcune scene considerate erotiche. Nel romanzo, in cui l'alveare del titolo rappresenta una metafora di Madrid, una folla di persone qualunque si affaccenda come api, vivendo alla giornata, senza aver né perso né vinto la personalissima guerra che combatte.

Nel 1957 Cela divenne Membro della Real Academia Española: lesse il suo discorso di ingresso, riguardo all'opera letteraria del pittore José Gutiérrez Solana, il 26 maggio. L'anno successivo si trasferì nell'isola di Maiorca, dove avrebbe trascorso buona parte del resto della sua vita. Eclettico come pochi, nel 1963 pubblicò Undici racconti sul calcio, raccolta di racconti ironici e spesso paradossali. Dopo la morte del generale Franco, nel 1975, Cela diede il suo contributo alla ricostruzione della vita politica spagnola all'insegna della democrazia: fu nominato senatore per designazione reale nelle Cortes del 1977, e con questo ruolo partecipò alla revisione del testo della Costituzione elaborata dal Congresso. La sua esperienza come politico si concluse nel 1979, con la convocazione di nuove elezioni generali.

Negli anni seguenti continuò a pubblicare opere a buon ritmo: sono di questo periodo i romanzi sperimentali A tempo di Mazurca (1984) e Cristo versus Arizona (1988). Durante le ultime due decadi della sua vita, Cela fu consacrato come uno dei grandi scrittori del secolo, e ricevette diversi importantissimi riconoscimenti, tra i quali il Premio Nobel per la Letteratura, conferito nel 1989 con la seguente motivazione: «Per una prosa ricca ed intensa, che con pietà trattenuta forma una visione mutevole della vulnerabilità dell'uomo». Nel 1991 si risposò con Marina Castaño, di quarant’anni più giovane di lui. Nel frattempo, gli furono conferite ulteriori onorificenze, come il Premio Planeta per il romanzo La Cruz de San Andrés (1994). Nel 1996, in occasione del suo ottantesimo compleanno, lo scrittore fu nominato marchese di Iria Flavia dal re Juan Carlos, e scelse per lo scudo del marchesato il motto «Chi resiste vince». Cela continuò a scrivere quasi fino alla fine della sua vita: la sua ultima opera fu Madera de boj (1999), scritta tre anni prima della morte, e racconta la vita dei pescatori della Costa de la Muerte.


Camilo José Cela scomparve a Madrid il 17 gennaio del 2002 a causa di una polmonite, all'età di 86 anni. Oggi è sepolto nel cimitero di Adina, a Padrón, in Galizia, dove per altro è anche possibile visitare la Casa Museo de la Fundación Camilo José Cela.




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